Le assicurazioni

Proteggersi contro i rischi e le incertezze del futuro è certamente una delle esigenze più antiche e primarie, prova ne sia il fatto che le prime e più antiche forme di assicurazione risalgono all'Antico Egitto. Pare infatti che già nel 2.700 a.C. alcuni operai tagliapietre avessero pattuito di aiutarsi economicamente tra di loro promettendo che ciascuno avrebbe pagato una piccola somma di denaro a chi, a causa di un incidente sul lavoro, non avesse potuto guadagnare e mantenere la propria famiglia. Al verificarsi di un incidente, dunque, ciascuno offriva, con un piccolo sacrificio, la sua parte di denaro e il denaro raccolto contribuiva a mantenere, almeno per un po’, la famiglia dell’operaio infortunato. Si trattava quindi di un patto di grande mutua utilità, per quanto ancora molto diverso dal concetto attuale di assicurazione: al tempo infatti il denaro che doveva servire per aiutare il proprio compagno di lavoro veniva raccolto solo dopo che l’incidente si fosse verificato, mentre il concetto attuale di assicurazione prevede di stanziare da subito una somma di denaro per tutelarsi dal rischio di accadimento di un evento futuro e incerto.
Dove sono nate le assicurazioni ?
Tra le attività che nei secoli maggiormente hanno stimolato l'esigenza di introdurre strumenti di protezione dai rischi e dall'imprevedibilità degli eventi, c'è sicuramente la navigazione. Le prime compagnie di assicurazione sono sorte infatti nelle città marinare e fluviali proprio per soddisfare la richiesta di tutela dei viaggi in mare. Così, a Firenze, nel XIV secolo nasce la figura dell'intermediario, mentre la prima società di assicurazioni nasce a Genova, nel 1424, e si chiama Tam mari quam terra.
Altro luogo chiave per lo sviluppo del sistema assicurativo moderno è Londra ove, verso la fine del XVII secolo, nacquero i Lloyd’s, che presero il nome (Lloyd's, appunto) dalla taverna dove era solito riunirsi un gruppo di armatori e uomini d’affari che si trovavano per accordarsi su come distribuire tra più soggetti il rischio di naufragio e perdita del carico di una nave. Una simile perdita infatti avrebbe potuto comportare la rovina per il singolo armatore colpito, mentre la distribuzione del rischio su più armatori permetteva di affrontare e superare tranquillamente la perdita.
Come funziona un’assicurazione ?
Quale che sia l’evento da coprire, dunque, la caratteristica principale dell’assicurazione è senz'altro la mutualità, ovvero l’operazione di trasferimento di un rischio individuale su una collettività attraverso la ripartizione dello stesso rischio tra più soggetti.
In altre parole, chi si assicura sceglie di pagare una piccola somma di denaro oggi, per non rischiare di pagare in futuro una somma maggiore (che potrebbe anche non avere), in caso di danni imprevisti. Dall'altra parte l’impresa di assicurazione accetta il rischio di dover in futuro risarcire l'eventuale danno per il verificarsi degli eventi assicurati in cambio di un corrispettivo ricevuto oggi, ovvero il premio.
L’impresa dunque raccoglie il denaro dei premi vendendo le proprie polizze a coloro che vogliono acquistare la tranquillità di essere protetti dal rischio relativo a determinati sinistri. In questo modo tutti gli assicurati contribuiscono con il proprio premio a costituire una somma di denaro che l’impresa userà nel caso si verificasse il sinistro di qualche assicurato. In sintesi, se l’evento negativo per il quale l’assicurato ha comprato la polizza si avvera, l’assicurazione paga il risarcimento, se il sinistro non si avvera l’impresa non deve comunque restituire niente all’assicurato.
Esempio:
Se temo che un ladro possa entrare in casa mia, in aggiunta alla porta blindata, per stare ancora più tranquilla, posso stipulare un’assicurazione furto. Con ciò accetto di pagare oggi una piccola somma e l’impresa assicuratrice, in cambio, mi promette che, se subirò un furto, mi pagherà il valore delle cose rubate fino a un valore massimo stabilito nel contratto.

Cosa consente alle compagnie di assicurazione di assumersi nel tempo i rischi pattuiti nel contratto?
Per la sostenibilità del sistema è pertanto molto importante da un lato che si abbia un congruo numero di assicurati tra cui ripartire il rischio assunto, dall'altro che venga eseguito un accurato calcolo delle probabilità che gli eventi assicurati si possano verificare. Di fatto non è rilevante la probabilità “in assoluto” che un evento si verifichi, ma la probabilità relativa ai propri assicurati. Per definire il premio che consenta all’impresa di assicurazione di pagare i sinistri, coprire tutte le spese ed avere il profitto per l’attività svolta, non interessa cioè, per tornare all'esempio precedente, il numero di tutti i furti in abitazione commessi in Italia, ma il numero di furti subiti dai propri assicurati.
Per taluni rischi, come gli infortuni o i rischi della casa, le compagnie hanno a disposizione una gran mole di dati che, nel tempo, hanno permesso loro di valutare correttamente il rischio, mentre ad esempio rispetto alla polizza RC professionale non sono disponibili statistiche di rischio, anche a causa del fatto che, prima che la stipula della polizza divenisse obbligatoria, il numero degli assicurati era esiguo.
Cosa succede quanto l’importo dei risarcimenti supera l’importo dei premi incassati ?
Del resto le compagnie di assicurazione non eseguono la valutazione del rischio in astratto, ma sulla base dei risarcimenti effettuati agli assicurati: quando i risarcimenti dei sinistri superano i premi incassati, le imprese di assicurazione reagiscono riducendo le garanzie prestate, oppure innalzando i premi o, addirittura, eliminano il ramo d’azienda.
È per queste motivazioni che nel ramo RC professionale le Compagnie italiane ed equivalenti straniere (Generali, Unipol, Zurich, Vittoria, …) sono giunte al paradosso di far pagare ai professionisti tecnici un premio piuttosto alto, ma a fronte di una polizza che non li tutela. I testi normativi di queste polizze, difatti, presentano oggi gravissime limitazioni: ad esempio sono coperti dalla polizza soltanto i rischi espressamente indicati (tipologia a rischi nominati), con sottolimiti e scoperti molto penalizzanti, sono coperti soltanto i danni materiali e solo conseguenti ad una rovina totale dell’opera progettata e/o diretta, la retroattività è limitata e la compagnia paga solo la quota parte di danno direttamente imputabile all’assicurato (cioè non coprono la condanna in solido). Al contrario le polizze di modello anglosassone, di tipo all risk con retroattività illimitata non presentano queste carenze e possono tutelare adeguatamente l’assicurato a patto di conoscerne l’impostazione di base che prevede, per esempio, l’obbligo di denuncia delle circostanze di cui tratterò oltre.
CRISTINA MARSETTI (c.marsetti@allins.it)
Ingegnere libero professionista e consulente assicurativo